Le Siciliane Casablanca n. 68

3 – Editoriale Donne e Donne Graziella Proto 5 – Editoriale Della loro antimafia abbiamo bisogno Graziella Proto 7 – La Guantanamo d’Italia Yasmine Accardo 10 – ONG, avete salvato vite umane? Vi condanno Graziella Proto intervista Fulvio Vassallo Paleologo 15 – Ma quale Stato, “Il più forte sono io” Vincenzo Musacchio 17 – Le mafie già brindano Marta Capaccioni 21 – NO TAP né qui né altrove Daniela Giuffrida 23 – Sei povera? Ti sterilizziamo Karín Chirinos 26 – America Latina: femminismi “altri” Giovanna Minardi 29 – Nuovi rapporti Italia-Egitto Antonio Mazzeo 34 – La Pantomina Santo Laganà 37 – La storia che si ripete Natya Migliori intervista Dacia Maraini 39– Ma stai zitto tu Franca Fortunato 42 – La stanza delle Donne - Comuniste Nunziatina Spatafora 45 –Caso Dettori – Comunicato stampa

Donne e Donne

Editoriale di Graziella Proto

Ogni vostro sogno può diventare realtà

Una avvocata di 38 anni, Vjosa Osmani, è la nuova presidente del Kosovo, un paese in cui metà degli abitanti ha meno di 25 anni. Un paese da sempre in bilico e instabile a causa di potenziali conflitti. Femminista e progressista, Vjosa dice che vorrebbe dare un nuovo slancio al proprio paese. “In tutto il mondo, le donne hanno aperto una nuova era nel modo di fare politica, con azioni responsabili ed etiche”. Lei per esempio combatte la corruzione, tutti i tipi di crimini, e ha difeso la legalità dell’indipendenza del Kosovo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. Insomma, come dice qualcuno, una boccata d’aria in un paese che soffoca di patriarcato. Ma nonostante questo, le giovani donne da alcuni anni sono riuscite ad emergere grazie a percorsi che hanno permesso a donne brave e di talento, di partecipare ai processi di negoziazione della pace e alla costruzione della democrazia nel paese. Un’occasione unica perché prendano voce e facciano vedere quanto valgono. Infatti, sebbene le idee patriarcali siano lì profondamente radicate, il Kosovo ha un governo che ha sei ministre su 15, e un terzo dei 120 deputati sono donne. Appena eletta, la nuova presidente che ha a cuore le donne ha dichiarato: “Le ragazze hanno il diritto di diventare ciò in cui credono. Ogni vostro sogno può diventare realtà”.

LE COMPAGNE DEL PERÙ (v. art.)

Durante gli anni Novanta, più di trecentomila donne peruviane, per lo più indigene, contadine a basso reddito e donne di lingua quechua, sono state sterilizzate nell’ambito di un programma per la riduzione delle nascite. Nessun consenso preventivo, libero, informato, tante non hanno ricevuto cure postoperatorie adeguate. Le vittime affrontano problemi di salute emotiva, mentale, sessuale, riproduttiva e fisica. Un paese, il Perù, in cui il dittatore Alberto Fujimori ne ha fatte di tuti i colori, soprattutto contro le donne. Le femministe peruviane hanno accettato il fatto che i femminismi possono essere diversi, “altri”, per cui Femministe del possibile e Femministe Utopiche hanno la stessa dignità di esistere. Lo stesso obiettivo. UNITE stanno facendo un percorso straordinario; sono riuscite a mettere da parte ognuno un pezzetto del loro essere femministe, rendendosi conto che i femminismi “altri” hanno una lotta comune che se non le vede unite non può avere speranza. Una strategia molto intelligente e ingegnosa. Rivoluzionaria.

E IN ITALIA?

Siamo ancora là a gruppi, a scervellarci come fare un partito… tutto nostro? Perché no. Assieme ad altri più visibili? Potrebbe essere una idea. Facendo una lista dove all’interno ci siano anche giovani uomini? Lo imporrebbe la legge. Tuttavia nulla di tutto ciò. Già da

qualche anno si ragiona su questo, ma ancora nulla all’orizzonte. Almeno io non vedo nulla di concreto all’orizzonte. Non vedo o non riesco (spero) a vedere. Vedo invece che oltre alle belle parole e bellissimi presunti propositi nessuno di NOI riesce a fare un passo indietro rispetto alle proprie posizioni. Donne di talento, intelligenze straordinarie, intellettuali profonde, “pasionarie” travolgenti… tutte capaci di elaborare teorie singolari. Ma… incapaci per ardimento, altruismo (che poi altruismo non è) e opportunismo politico, di rinunciare a un pezzettino di sé e mettersi insieme alle altre per fare qualcosa che manca e che si rincorre da tempo. Il sogno. Si teme di mettersi in discussione? Bisogna farlo. Senza timori e senza incertezze. Il traguardo è comune. L’ambizione di costruire insieme, con una sola strategia, ci renderebbe forti. “Femministe del possibile e femministe utopiche” dobbiamo imparare a fidarci delle donne. Almeno in questo dovremmo (e necessiterebbe) sconfiggere la cultura patriarcale. La situazione è quella che è. A sinistra si è aperta una voragine. Uno spazio che aspetta anche e soprattutto le donne.

URSULA

Di fronte al gesto misogino e irrispettoso di Erdogan nei confronti di Ursula von der Leyen in molti hanno preso la parola per dire che Michel avrebbe dovuto cederle la sedia. No, non sono d’accordo. Non si tratta di galanteria. Erano lì per questioni politiche e diplomatiche. Rappresentavano l’Europa, non era una visita di cortesia. Altri dicono che Michel si sarebbe dovuto alzare ed esigere che arrivasse un’altra sedia per una sua pari. Insisto non si vuole galanteria, non che questa sia una brutta cosa, ma in quella situazione serve soprattutto ancora di più rispetto. Lo pretende l’istituzione Europa, lo pretendiamo noi donne di tutto il mondo. Tutti abbiamo visto i due cialtroni che si sedevano senza aspettare che l’altro invitato si sedesse. Questo a prescindere che ci si trovasse di fronte a una donna. Anche perché Ursula in quel momento non era Ursula, era l’Europa. Posso anche pensare che Michel non sia un uomo di coraggio, e che quindi in quel momento non sapesse né cosa dire né cosa fare, allora sarebbe bastato poco, alzarsi senza dire nulla e sedersi assieme a lei sul divano. In realtà io penso che in quel momento a Michel non gliene fregasse niente di Ursula, avrà pensato di godersi il momento e che forse Ursula avrebbe – se avesse voluto – potuto fare qualcosa di più eclatante, piuttosto che sedersi in silenzio mugugnando. In verità in quel teatrino sono emersi plasticamente il machismo, la tossicità del potere, la maleducazione degli uomini di potere arroganti, prepotenti e non inclini a dividersi il potere con le donne. E si è visto anche che vari Michel del mondo sono sempre pronti ad appoggiarsi ai colleghi più forti e autoritari per mantenere anche per un solo attimo la dominanza sulle donne. Soprattutto quelle più potenti di loro. Infatti Michel nelle peggiori delle ipotesi poteva chiedere un’altra sedia ma meglio sarebbe stato se si fosse seduto assieme a lei sul divano, un fatto che certamente sarebbe stato un modo per rimarcare, di fronte a chi la voleva annullare, il suo essere –quello di Ursula – donna potente. Non ci saranno mai Michel più o meno emancipati che volontariamente cederanno il passo a una donna che vale più di loro. I maschi per i loro interessi non smetteranno mai di barattare le nostre vite. Questo è certo. Io spero che l’intera Europa e l’Italia in particolare si rendano conto una volta per tutte di chi è Erdogan, personaggio autoritario, despota, misogino e come direbbe il nostro presidente del consiglio Mario Draghi, dittatore. Insomma, governante che impiega con disinvoltura i propri strumenti d’intervento pur di perseguire il proprio interesse – ambizioni di stampo neo-ottomano – ha scritto qualcuno. Una persona, Erdogan, che discrimina le donne in tutti i modi, che ha represso le manifestazioni dell’8 marzo, che è uscito dalla Convenzione di Istanbul. Non starò qui a elencare tutte le sue altre caratteristiche e magagne di pessimo uomo e governante, ma spero tutti se ne ricordino quando saranno costretti ad avere rapporti con lui. Ho dimenticato di dire: io al posto di Ursula sarei andata via… con tutte le conseguenze del caso.